dunque cosa definisce un uomo dall'essere papà?
" lo sai che non si parla con la bocca piena"
" D. (il figlio) :preparati che settimana prossima sbucciamo le fave dell'orto"
la singolarità di quel rapporto fatto di cose da fare e di molte meno parole, è la caratteristica del legame che vedo tra il mio consorte e nostro figlio.
è una praticità con risvolti di fantasia, inzuppata di storie, di personaggi, di racconti, di burattini giocati e animati. è una relazione che comincia al mattino con un bacio (tendenzialmente del bambino al papà pigrone) e che finisce la sera con un episodio della storia della Bimba Ciuccia, il Lupo e la Strega.
"quando torna il mio papà? e quando mi racconta la storia della Bimba Ciuccia, il Lupo e la Strega?"
i papà, tra l'altro, non sono in via d'estinzione e anche quando meno te lo aspetti, saltano fuori nei meandri meno scontati. come l'altra sera quando ho incontrato dopo anni O. una ragazza che ho conosciuto quando aveva 14/15 anni, una decina di anni fa. frequentava il Cag dove lavoravo e non la vedo da un sacco.
ora ha due figli, il primo va in prima elementare, la seconda è appena nata.
mi racconta di quanto le piaccia fare la mamma, di quanto sta bene con i due bambini e il suo compagno. la fatica c'è: lui ha perso il lavoro appena nata la bambina e lei è rientrata subito perché non potevano permettersi che lei stesse a casa. Lui adesso è a casa: "si, faccio un po' la mamma io!" dice ridendo, sereno.
io lui non lo conosco, non lo conoscevo e non vedendo O. da tanto davo per scontato che lui fosse il padre di entrambi i figli.
in un messaggio di lei il giorno dopo, lanciato da fb al mondo, lei sottolinea
" mio figlio nn avrà un papà sulle carte ma ce l ha nel suo presente ke ci ha scelto e ci vuole bene!!! e sicuramente è molto meglio cosi piuttosto ke avere un marito e un padre sulle carte e ke poi nel presente se ne fotte!!!"
e questo va oltre, oltre l'apparenza di tutto. ha più o meno 25 anni e racconterà ai suoi bimbi le storie, giocherà con le costruzioni e a mettere semi in un vaso o a sistemare con il trapano qualcosa in casa. farà da mangiare, sistemerà delle cose. giocherà sicuramente a biliardino come ha fatto l'altra sera, mentre eravamo insieme.
perché l'educazione si insegna attraverso i gesti. e questo, i papà lo fanno benissimo.
così come il mio papà: la pratica in azione, la fantasia e il pensiero al potere. un doppio sguardo costante. le mani impegnate nel fare e la testa nel pensare, a ciò che si fa, a come va il mondo, a cosa si può dire e fare di diverso, di umano, di profondamente giusto. il mio papà che non ha mai trovato i calzini e che tutte le mattine li cerca chiedendo a mia mamma dove li ha messi, in un gioco di ruolo ormai consolidato da troppo tempo, e che non perde una data storica, che si segue le lezioni di fisica, che smanetta sul computer con la curiosità di comprendere meglio gli strumenti a disposizione di tutti. il mio papà che dopo anni e anni e anni, mi dice che si è stancato: non sa più cosa farsene del suo amore per la politica perché non vede orizzonti possibili. e che continua a lavorare, a sistemar motori, ingranaggi, cose di cui io giusto intravedo una possibile utilità.
ecco, forse: i papà sono una certezza. una dimensione di stabilità costante senza i frizzi e lazzi degli ormoni femminili ondeggianti. perché al di là della fatica nel dirlo e oltre a quelle azioni fatte con le mani, ci sono certezze che per i figli sono pilastri stabili su cui costruirsi come figli, come uomini.
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